
Esperienze di Psicoterapia Breve Strategica – Genitori in Pandemia
Ciclo di conferenze promosso dal Centro di Terapia Strategica di Arezzo.
Lunedì 14 Dicembre ore 21, appuntamento con la Dott.ssa Giulia Rinaldi che terrà una conferenza online sul tema: Genitori in Pandemia “L’arte di allearsi strategicamente per aiutare i figli”.
La conferenza sarà frubile sulla pagina facebook ufficiale del Centro di Terapia Strategica di Arezzo a questo indirizzo: https://www.facebook.com/centroditerapiastrategica/
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“Se non mi fermo, mi brucio”. La sindrome da burnout: trappole, rischi, strategie
Il dottor Giovanni Albertini e la dottoressa Giulia Rinaldi ci parlano di questa sindrome, che può essere definita come un esaurimento emotivo, a cui prestare particolare attenzione soprattutto durante la pandemia da Covid-19.
Sei come una teiera sul fuoco che ha finito l’acqua, ma il fuoco continua a bruciare
(Anonimo)
Burnout significa, letteralmente, bruciato. Tale termine viene utilizzato per la prima volta in psicologia dallo studioso Freudenberger1 , che lo usò proprio per descrivere la condizione di lavoratori che si ‘bruciavano’, a causa di una fatica a gestire lo stress lavorativo, con ricadute conseguenti sul loro lavoro, e sul loro benessere psicologico e fisico. Ironia della sorte, Freudenberger rilevava che i maggiori rischi li hanno le persone che hanno molto interesse per il proprio lavoro.
Uno sguardo “tecnico”
La sindrome da burnout viene definita nell’ICD-112 come una sindrome risultante da una condizione di stress cronico sul luogo di lavoro, caratterizzata da tre fattori principali:
la sensazione di esaurimento delle energie;
sentimenti di negatività e di disinteresse verso il proprio lavoro;
una sensazione di inefficacia o di mancanza di capacità realizzativa.
La classificazione di questo tipo di sindrome è ancora molto dibattuta nel mondo degli studiosi di psicologia. Infatti, per alcuni, si tratta solamente di una forma depressiva, tanto da non essere da essa distinguibile3; per l’OMS, invece, la sindrome da burnout, va considerata come una condizione a sé stante, a patto che non sia distinta dall’ambito lavorativo. Per altri ancora, invece, può manifestarsi anche in contesti diversi da quello lavorativo appunto, come in ambito familiare, quando i genitori possano faticare a prendersi cura dei figli e si “brucino” nella loro mansione4, o nel caso degli sportivi professionisti, che non riescono a mantenere il livello delle loro prestazioni. Generalmente se ne ha un alto riscontro nelle professioni cosiddette di ‘aiuto’, come medici e infermieri.
Il dibattito aperto attorno a questo tema, tuttavia, non ci impedisce di poterne parlare, e di suggerire alcune modalità con cui sia possibile fronteggiarlo.
Attenzione alle psicotrappole
Come si possa cadere nel burnout non è di facile spiegazione, i fattori sono molteplici, sia di natura personale, che organizzativa, che, in alcuni casi, legati a situazioni familiari. In Italia, per esempio, il D. Lgs. 81/08, obbliga le organizzazioni a valutare i rischi per lo stress all’interno dell’organizzazione stessa, al fine di tutelare il più possibile le persone dallo stress lavoro-correlato. In questo articolo, ci sembra opportuno occuparci di riconoscere alcune “psicotrappole”5 dentro le quali si può rischiare, involontariamente, di cadere.
- La psicotrappola delle aspettative: una prima psicotrappola da cui è bene guardarsi è quella delle aspettative. Spesso “chi si è fatto un’idea di ciò che è giusto e non è giusto fare, che ha elaborato una serie di valori etico-morali da rispettare che nella propria esperienza si sono rivelati vantaggiosi per sé e per gli altri, trova molto difficile immaginare modalità alternative per pensare e gestire la vita. Così, di fronte al comportamento diverso degli altri, magari di qualcuno in cui si ripone grande fiducia, queste persone vanno profondamente in crisi”6. È quindi importante tenere presente il rischio di “scoraggiarsi” e di perdere l’entusiasmo – fino a sviluppare vere e proprie sintomatologie depressive – quando il mondo (le situazioni che ci troviamo ad affrontare o le persone con cui entriamo in relazione) non agiscono sulla base delle nostre idee o desideri. Ancor più quando queste “pretese” siano legittime, da un certo punto di vista.
Per sfuggire a questa trappola è importante cercare di tenere a mente che non sempre le cose vanno come vorremmo e valutare le situazioni sotto differenti prospettive. In questo modo si potranno ricevere anche cocenti delusioni, ma si eviterà l’incommensurabile frustrazione di scoprirsi a lottare contro i mulini a vento. - La psicotrappola dell’insistere: una ulteriore psicotrappola è quella di insistere tenacemente nell’impegnarsi più di quello che già si faceva di fronte a responsabilità lavorative che magari aumentano. In questo modo si trova a seguire il ragionamento: “se l’impegno che ho messo finora ha funzionato, basta aumentare il dosaggio”.
In questo caso si rischia di fare come un atleta che di fronte al desiderio di migliorare le proprie prestazioni, anziché modificare i propri allenamenti si limitasse ad aumentarli, con l’altissima probabilità di infortunarsi prematuramente. - La psicotrappola del sopravvalutare/sottovalutare: in questo terzo caso può accadere che si sopravvalutino le nostre capacità di affrontare alcune situazioni, o che ci troviamo a sottovalutare le circostanze in cui siamo immersi. Il pensiero “positivo” di dirsi “ho superato di peggio”, “posso – o devo – farcela da solo” da una parte è importante e sicuramente ci aiuta a tirare fuori risorse che non immaginavamo di avere. D’altro canto c’è il rischio che quando venga portato all’estremo ci schiacci, operativamente e relazionalmente.
Riconoscere i nostri limiti in questo senso è fondamentale. Avere bisogno di appoggiarsi a qualcun altro7, staccare o riposare, non è un fallimento in sé, ma la maturazione della consapevolezza che governare una nave in mezzo alla tempesta non è una operazione che si può fare facilmente da soli.
Per portare una situazione pratica, può accadere che una persona si trovi a incappare in una o più di queste trappole. Se da queste però non si riesce a uscire in tempi relativamente rapidi si rischia di incappare da prima in una situazione di esaurimento emotivo: “Sono stremato, non ce la faccio. Come posso risolvere questa situazione?”.
A questo punto, può accadere che, la risposta per riprendersi da questo esaurimento emotivo, sia un distacco freddo e quasi “cinico” dalla propria situazione lavorativa, e dalla relazione con le persone. A seguito di ciò, tuttavia, trovandosi in una situazione in cui si è affaticati, magari ci si è isolati, si cominciano a fare sempre più errori, viene a decadere la propria percezione di efficacia e di capacità personale, in una spirale discendente di peggioramento psicofisiologico e lavorativo, da cui può essere difficoltoso uscire autonomamente.
Perché parlare di sindrome da burnout?
Parlare di questa sindrome, in questo momento storico è fondamentale. La pandemia da COVID-19, infatti, espone a maggiori rischi del manifestarsi di questa sindrome.
Un recente studio, effettuato in Spagna su operatori sanitari, ha documentato una prevalenza di esaurimento emotivo intorno al 60%8.
Per quanto riguarda il resto della popolazione dei lavoratori non si hanno dati recenti, tuttavia uno studio eseguito qualche anno fa negli Stati Uniti, indicava che il 30% degli intervistati era a rischio di burnout9.
Aggiungere acqua alla teiera
Riprendendo la suggestione all’inizio di questo articolo, per non bruciarsi è necessario imparare ad aggiungere acqua alla nostra teiera.
All’atto pratico non è possibile dare una risposta univoca e valida per tutti, poiché ogni persona reagisce in modo diverso e più o meno intenso alle circostanze stressanti. Inoltre, è importante anche valutare il contesto organizzativo e familiare in cui la persona è inserita.
L’obiettivo di uno psicologo, è proprio quello di indagare questi fattori, e di aiutare la persona ad attivare quelle risorse che le permettano di fronteggiare in modo più efficace le situazioni stressanti, o a gestire meglio e con più ponderazione le proprie risorse, per evitare loro di cadere nel vortice oscuro della sindrome da burnout.
La strategia forse più indicata, è quella di aiutare la persona a sviluppare la resilienza10, cioè la capacità di assorbire gli urti, di cadere e rialzarsi, e rimettersi in cammino. L’unica “pecca” di questa strada, è che la resilienza si ottiene con non poco investimento di tempo e fatica, come prepararsi per la maratona di New York.
Ma alla fine, la cosa più importante di tutte è imparare a gestire il proprio ritmo, in base alle energie che si hanno da spendere.
Come diceva Confucio: «Non importa quanto vai piano, l’importante è non fermarti».
1 Freudenberger, 1974.
2 WHO, 2020.
3 Bianchi et al., 2015.
4 Mikoljaczak, 2020.
5 Nardone, 2013.
6 Ivi, p. 22.
7 De Carlo et al., 2013.
8 Luceño-Moreno et al., 2020.
9 Shanafelt et al., 2019.
10 Nardone et al., 2017.

Caffé con ospite – Ep. 02 / Cambiamento
La seconda puntata del webtalk “Caffè con ospite” condotto da Marija Gostimir, psicologa del lavoro e Martina Dalla Mura, counsellor in formazione e regista.
Il tema di questa puntata è il CAMBIAMENTO: quali piccoli e grandi cambiamenti siamo chiamati a mettere in atto nel quotidiano della nostra esperienza per convivere pacificamente con questo nemico invisibile, il Covid-19.
Se ne parla insieme alla dott.ssa Giulia Rinaldi Psicologa Psicoterapeuta del Centro di Terapia Strategica di Arezzo e al Dr. Andrea Angheben, medico infettivologo presso l’Ospedale Sacro Cuore don Calabria di Negrar (Verona).

Adolescenti Violenti – Dott.ssa Giulia Rinaldi intervistata da Davide Lo Presti
Sempre più spesso i giovani sono protagonisti di violenza o vittime del bullismo dei coetanei.
Cosa c’è alla base di questa violenza? E in che modo possiamo aiutarli?
Ne parliamo con Giulia Rinaldi, coautrice del libro “Adolescenti violenti”.
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MASTER in PSICOLOGIA CLINICA STRATEGICA a VERONA
STRUTTURA
Il master nella sua interezza è articolato in 14 giornate formative, distribuite in una Domenica al mese, tranne l’ultima giornata che si terrà ad Arezzo insieme al Prof. Giorgio Nardone, per un totale di 112 ore di training in aula.
Tematiche trattate per ogni singolo modulo:
• il protocollo di intervento specifico del disturbo
• la struttura e le procedure di Problem Solving Strategico
• le 4 fasi dell’intervento
• la diagnosi operativa
• le tentate soluzioni e la modalità di persistenza
• le tecniche, strategie e stratagemmi di intervento
• I diversi tipi di resistenze al cambiamento
• Il dialogo e il linguaggio del cambiamento
REQUISITI DI AMMISSIONE E MODALITÀ DI ISCRIZIONE
Al Master sono ammessi Psicologi, Psicoterapeuti, Medici e Psichiatri per un numero massimo di 20 partecipanti. Le adesioni verranno accettate fino ad esaurimento dei posti e saranno considerate confermate solo al momento dell’avvenuto pagamento. Le richieste di partecipazione al Master potranno pervenire entro i 10 giorni antecedenti l’inizio dei corsi. Per potersi iscrivere è necessario inviare una domanda di partecipazione, corredata da curriculum vitae che dovrà pervenire via e-mail a master@centroditerapiastrategica.com all’attenzione del Responsabile Sviluppo Commerciale. Solo dopo l’ammissione del
candidato, che sarà trasmessa entro 7 sette giorni dal ricevimento, si potrà effettuare la convalida compilando il relativo modulo di iscrizione.
PROVA FINALE
Il partecipante, al termine del percorso, dovrà svolgere una prova finale nella quale dimostrare competenze e abilità acquisite.

THF – 7 Dicembre 2019 Emanuela Muriana
Sabato 7 dicembre a Verona Emanuela Muriana ci ha illuminato con la sua competenza, professionalità e dolcezza.
“Technology of the Human factor” a Verona, ha preso così inizio, con bellezza, magia e un pubblico attento e pieno di domande.
Le persone che ringrazio, quelle che mi stanno aiutando, instancabili, nell’organizzazione, già conoscono i miei Grazie.
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Tecnology of the Human Factor – Verona
Ciclo di conferenze in collaborazione con gli Psicoterapeuti Ufficiali del Centro di Terapia Strategica di Arezzo
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Pubblicazione Calendario Master in Psicologia Clinica Strategica
E’ stato pubblicato il calendario definitivo del Master in Psicologia Clinica Strategica.
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